Ma il lavoro per i nostri figli c’è o non c’è? E’ questo un dilemma troppo grande e che da sempre preoccupa migliaia di genitori campani che hanno il diritto di conoscere la verità. Nonostante gli sforzi di tanti imprenditori che continuano a investire sul territorio, di favorire accesso al lavoro non se ne parla proprio, o meglio: se ne parla e basta. Qualche giorno fa, infatti, è stata pubblicata l’annuale ricerca di Unioncamere, l'Unione nazionale delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Campania, che conferma il trend degli ultimi anni, e cioè: nonostante una disponibilità potenziale di oltre 35mila posti di lavoro, in crescita costante dal periodo del Covid in avanti, le aziende riescono a coprire solo il 50% dei lavoratori necessari e ciò, soprattutto, per carenza di competenze e preparazioni settoriali.
«Ogni report che riguarda la nostra Regione fotografa il fallimento totale delle politiche del lavoro messe in campo da De Luca nel corso di quasi dieci anni di governo ininterrotto»: è quanto emerge nell’interrogazione presentata in queste ore dal Consigliere regionale della Lega Antonella Piccerillo.
L’esponente della minoranza nell’Assemblea regionale afferma: «Abbiamo un problema serio legato a un basso numero di persone che riescono a entrare nel circuito lavorativo in Campania, uno dei maggiori motivi del fuggi-fuggi verso il nord Italia e verso l’estero, principalmente di giovani» – prosegue – «Le politiche del lavoro non sono altro che una mera contraddizione tra alta disoccupazione e offerta di lavoro. Davanti al più grande investimento mai deciso (291 milioni di euro), non sappiamo neppure se a palazzo Santa Lucia abbiano redatto o meno un programma per i prossimi anni che punti a una formazione vera e in grado di soddisfare le esigenze delle imprese e nemmeno chi abbia deciso di stanziare tutti quei soldi, né per far cosa. Basta giustificare la disoccupazione con la carenza di posti di lavori, basta addossare colpe ai nostri imprenditori. La verità è una e certa: il lavoro c’è ma la Regione non è in grado di programmare la formazione dei lavoratori, tanto dei giovani quanto di quelli da ricollocare. Mi auguro che la Giunta regionale chiarisca i motivi di quest’ennesimo fallimento ma, soprattutto, che il prossimo triennio porti davvero a una inversione di tendenza che colmi finalmente un divario così preoccupante».