Si è svolto ieri mattina presso la scuola elementare “ Giacomo Leopardi” il primo incontro del ciclo “Libera di esistere”, intitolato “Se Questo E’… Amore”, promosso dall’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore alle Politiche Sociali, Veronica Biondo e  da Carmela De Lucia presidente del Presidio Libera Valle di Suessola, presenti all’incontro  Rossella Calabritto, penalista, Clementina Ianniello, madre di Veronica Abbate (vittima di femminicidio ad opera del fidanzato nel 2006) e presidente dell’ “Associazione Veri” e  Antonella Palermo, autrice del libro “Veronica. Solo l’amore non basta”.  Hanno aderito le associazioni: Insieme, Melograno, Comitato Don Peppe Diana, Campo dei fiori, Sentieri Nuovi, Gli Amici del Borgo, Ali e Radici, gli alunni del Majorana coordinati dalla preside Giuseppina Sgambato e dalla professoressa Alessia Noce
Veronica Biondo, nei saluti e ringraziamenti, ha sottolineato un dato particolarmente allarmante emerso dal   dossier Eures colloca la provincia di Caserta al primo posto per femminicidi
I ragazzi di Sentieri Nuovi hanno deposto le scarpe rosse ai piedi del tavolo, i bambini del Borgo degli  Innamorati hanno realizzato delle rose rosse che hanno distribuito alle relatrici e dei nastri rossi a spilla, distribuiti a tutti i presenti.  
  Vi è poi stata la preziosa e toccante testimonianza di Clementina Ianniciello, che ha lamentato l’assenza della certezza della pena in Italia e le pene troppo esigue, incoraggiando le donne a denunciare sempre. 
Rossella Calabritto ha sottolineato il ritardo italiano sull’affrontare con la dovuta attenzione l’argomento visto che la violenza sessuale, ad esempio, è entrata nel codice Penale come reato contro la persona solo nel 1996, prima era considerata un reato contro la morale pubblica, quindi con valenza molto minore. 
Antonella Palermo ha letto alcuni passaggi del suo libro, che ha ripercorso l’iter giudiziario (22 udienze solo durante il processo di primo grado) ed ha sottolineato come la stessa difesa abbia sottolineato la personalità disturbata dell’assassino, che incolpava Veronica, definita “la ragazza” durante il processo, dei suoi no, dandole la colpa della sua reazione (la condanna finale in Corte di Assise di Appello nel 2017 è di 22 anni). 
Gli studenti del Majorana hanno letto brani realizzati durante un laboratorio di scrittura creativa, dove hanno immaginato vari personaggi femminili: un medico, una bambina, uniti tutti dal filo rosso della violenza, sessuale o omicida. Ha moderato Carmela De Lucia.
Seguiranno altri incontri a dicembre, gennaio, febbraio e marzo. 
Anna Rita Canone