Santa Maria a Vico. Dopo una lunga indagine, avviata nel 2020, nella mattinata di ieri, su ordine del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli della DDA, la guardia di Finanza di Caserta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 amministratori di Santa Maria a Vico e due soggetti appartenenti al clan Massaro, indiziati, a vario titolo, dei reati di scambio elettorale politico mafioso.
Dai fatti riportati nelle pagine degli atti del procedimento penale emerge un articolato sistema illecito che riporta ad un vero e proprio patto elettorale tra candidati al consiglio comunale e alcuni affiliati della consorteria criminale locale che controllerebbe un certo numero di elettori indirizzando il loro voto di preferenza su alcuni candidati.
Lavori da appaltare, assunzioni, realizzazione di aree, tutte promesse fatte in cambio di una sicura e indispensabile elezione. Purtroppo la cronaca di quest’ultimo caso che ha lasciato la cittadina di Santa Maria a Vico interdetta, consegna a noi tutti una realtà diffusa e comune di amministrazioni locali in cui la corruzione entra a gamba tesa attraverso quelle forme di clientelismo elettorale per poi definirne le azioni di governance.
Sembra di rivedere un film già visto, infatti proprio qualche mese fa, in questa stessa valle, diversi gli attori ma uguale la trama.
E’ inaccettabile, è davvero grave che chi rappresenta lo Stato debba scendere a patti con chi lo Stato lo destabilizza per potersi assicurare il consenso. La politica dovrebbe essere libera dal concetto degli affari personali, dovrebbe dotarsi di regole chiare ed efficienti utili per arginare e non per alimentare quel sistema di collusione con le criminalità organizzate. Il voto, garantito dai principi della nostra Costituzione, non può essere strumento di scambio per garantire gli interessi privati, non può e non deve essere oggetto di mero clientelismo elettorale.
A fronte del continuo allontanamento dei cittadini da ciò che riguarda l’amministrazione pubblica, e l’astensionismo dilagante ne è la prova, non abbiamo certo bisogno di una politica affaristica e collusa, figlia di quella società patinata che vede nel concetto del potere l’unica via per la realizzazione del sé.
E come dice Don luigi Ciotti “la politica o è partecipata oppure non è tale. Non dobbiamo essere solo professionisti delle lamentele ma persone che si assumono la propria parte di responsabilità ”. Solo così possiamo sperare in un’altra politica possibile.
E’ inutile dire che attendiamo l’evolversi delle indagini avendo la massima fiducia nella giustizia e, nel ringraziare la magistratura e le forze di polizia per il lavoro svolto, ci auguriamo che si possa fare piena luce nel più breve tempo possibile e che tutti gli amministratori indagati possano chiarire al più presto la loro posizione in modo da poter colmare il divario di sfiducia che aumenta sempre più tra i cittadini e la politica riuscendo a ridare alle istituzioni la credibilità che oggi vediamo vacillare.
Presidio Libera Valle di Suessola
