Valle di Suessola. Intervista a Raffaele Diglio

La sanità campana è al centro del dibattito pubblico, tra emergenze quotidiane e promesse politiche. Ne abbiamo parlato con Raffaele Diglio, che lancia un appello forte e chiaro: basta con la politica del consenso, è ora di riforme vere. “Basta spot sulla sanità: serve una visione seria per la Campania”o

D) Diglio, lei parla spesso di “politica del consenso” in tema di sanità. Cosa intende esattamente?

R) Intendo una gestione miope, tutta concentrata sull’apparenza e sul tornaconto elettorale, non sulla sostanza.

In Campania, ogni inaugurazione, ogni annuncio, ogni investimento sembra più finalizzato a ottenere visibilità che a risolvere i problemi reali del sistema sanitario.

Ma i cittadini vedono la verità ogni giorno: ospedali al collasso, personale allo stremo, liste d’attesa che tolgono dignità alle cure.

D) Quali sono, secondo lei, le criticità più gravi del sistema sanitario campano?

R) Sono molte e diffuse. In primis, il personale: medici, infermieri, OSS che lavorano con turni massacranti e organici insufficienti. Poi ci sono le liste d’attesa, ormai fuori controllo: per una visita o un esame diagnostico spesso si attendono mesi, e chi può si rivolge al privato.

Le strutture sono spesso vecchie, maltenute, soprattutto nelle aree interne.

E la sanità territoriale, che dovrebbe essere la prima linea, è praticamente assente in molti territori.

D) C’è chi sostiene che, tutto sommato, si stiano facendo investimenti. Non è così?

R) Non bastano gli annunci o gli stanziamenti a effetto. Servono investimenti strutturali, pianificati nel tempo. Non possiamo limitarci a sistemare qualche ospedale qua e là per tagliare un nastro in diretta social.

La sanità ha bisogno di una programmazione seria, di riforme profonde, di una visione a 10, 15 anni, non di promesse che durano fino alla prossima campagna elettorale.


D) Quali sono, secondo lei, le priorità da affrontare con urgenza?

R) Ne indico cinque, molto chiare.

-Primo: assunzione e valorizzazione del personale sanitario, perché senza di loro il sistema crolla.

-Secondo: modernizzazione tecnologica delle strutture, per rendere i servizi più efficienti e accessibili.

-Terzo: rafforzare la sanità territoriale e domiciliare, soprattutto i punti di emergenza PSAUT, così da evitare che ogni piccolo problema si trasformi in un’urgenza ospedaliera.

-Quarto: prevenzione, perché curare prima significa risparmiare risorse e salvare vite.

-Quinto: equità, perché il diritto alla salute deve essere garantito ovunque, non solo nei grandi centri urbani o a chi ha i mezzi per pagarsi il privato.

D) Secondo lei, quindi, la politica regionale ha fallito sulla sanità?

R) Ha preferito la gestione del consenso alla costruzione di un sistema solido. Questo è il vero fallimento. Non basta comunicare bene, bisogna governare bene.

E governare bene significa affrontare i problemi alla radice, anche quando le soluzioni non portano voti immediati. La salute non è una merce di scambio, è un diritto costituzionale. E chi amministra ha il dovere di garantirlo, sempre.

D) Cosa direbbe oggi ai cittadini campani che si sentono abbandonati?

R) Direi che hanno pienamente ragione. Ma anche che non devono rassegnarsi. La sanità si può riformare, a condizione che ci sia la volontà politica di farlo con serietà e coraggio. Non servono eroi, servono amministratori competenti, visione strategica e ascolto. È tempo di rimettere al centro la persona, non il consenso.

D) Un’ultima domanda: se potesse riassumere con una frase la sua posizione sulla sanità in Campania?


R) Sì: basta gestire la sanità per vincere le elezioni, cominciamo a gestirla per salvare vite.