Valle di Suessola. L’Associazione Selia esprime forte preoccupazione e rammarico per le notizie che circolano sul possibile ridimensionamento o chiusura del Pronto Soccorso di San Felice a Cancello, attualmente attivo come PSAUT (Presidio Territoriale di Soccorso).
Anche se il territorio non è incluso tra le zone formalmente riconosciute come "disagiate" dalla recente Legge Regionale Campania n. 11/2025, la realtà locale racconta un'altra verità :
Le strutture ospedaliere più vicine si trovano a diversi chilometri, con tempi di percorrenza che spesso superano i 40 minuti, aggravati da viabilità carente e traffico; il bacino d’utenza comprende oltre 40.000 cittadini, includendo anche frazioni e Comuni limitrofi.
Oltretutto il presidio, ogni anno, gestisce migliaia di accessi, soprattutto codici bianchi e verdi, svolgendo un ruolo fondamentale nel decongestionamento dei grandi ospedali.
Non ci si può esimere dall'osservare che il territorio accolga fasce fragili della popolazione, con alta densità di anziani, persone con disabilità e famiglie senza mezzi di trasporto privati.
"Chiudere questo presidio significherebbe privare migliaia di persone di un diritto costituzionalmente tutelato: la salute" – dichiara la presidente dell’associazione Mariarosaria Ruotolo:
"Serve un approccio umano, integrato, attento alle esigenze del territorio e dei suoi cittadini. La nostra associazione, impegnata per la legalità , l'eguaglianza e la solidarietà , non può accettarlo in silenzio."
Selia chiede:
il mantenimento operativo del presidio di San Felice a Cancello come punto di riferimento sanitario per l’intera area;
una valutazione che coinvolga Comuni, cittadini, personale sanitario e associazioni;
un impegno concreto della Regione Campania per non lasciare indietro la Valle di Suessola.
L’eventuale chiusura del presidio non sarebbe solo una scelta tecnica, ma un segnale sociale pericoloso, che alimenta sfiducia, spopolamento e diseguaglianze.
Difendere questo Pronto Soccorso significa difendere una comunità . Significa non voltare le spalle a chi ha meno voce.